Introduzione
“Se sento dolore, vuol dire che mi sto facendo male.”
Questa frase è comune, ma non sempre corretta. Il dolore è un’esperienza complessa, che non riflette in modo diretto la quantità di danno tessutale.
Negli ultimi decenni, la ricerca sul dolore ha rivoluzionato il nostro modo di interpretarlo: non è soltanto un segnale “dal corpo al cervello”, ma un processo integrato che coinvolge sistema nervoso, emozioni e contesto (PMID: 26051220).
Il dolore è un segnale d’allarme non per forza indicatore di un danno
Il dolore può essere paragonato a un allarme: si attiva quando il cervello percepisce una minaccia, non (per forza) quando misura un danno reale (PMID: 30586067).
- Danno elevato senza dolore: ad esempio, molti atleti riportano lesioni (strappi, fratture da stress) ma riescono a completare una gara sotto adrenalina.
- Dolore intenso senza danno: nel mal di schiena aspecifico cronico spesso non emergono lesioni gravi dagli esami, eppure il dolore è reale e invalidante.
Il dolore non è tutto uguale
- Dolore nocicettivo: risponde a movimenti, localizzo (sensazione di fitta), migliora con antinfiammatori o cambiando posizione/movimento (rispetto a ciò che aggrava). Indica un danno reale o minaccia per i tessuti (es. Distorsione di caviglia/trauma diretto).
- Dolore neuropatico: dovuto a danno o irritazione del sistema nervoso. Un esempio classico è il dolore lungo il nervo ischiatico (sciatica). Si presenta come: bruciore, morsa. Solitamente è espanso su ampia area (es. Porzione posteriore della coscia). Non migliora con antidolorifici/antinfiammatori.
- Dolore nociplastico: dolore persistente (da almeno 3 mesi) senza chiari sintomi di danno ai tessuti (PMID: 34062144). Lombalgia/cervicalgia cronica aspecifica e fibromialgia sono esempi di dolore nociplastico.
Perché si può sentire dolore senza danno?
- Sensibilizzazione centrale (e periferica): il sistema nervoso diventa più reattivo ampliando i segnali dolorosi (PMID: 37011956).
- Fattori emotivi/cognitivi: preoccupazione, ansia, catastrofismo, stress, possono aumentare la percezione del dolore (PMID: 39338018).
Anche esperienze passate (numero di volte che quel dolore è comparso), idee sul dolore e contesto sociale possono influenzare la percezione del dolore.
Implicazioni pratiche
Capire che dolore non sempre equivale a danno dei tessuti è un fattore fondamentale da comprendere, sopratutto per chi fa sport. Capita spesso di vedere persone che, per dolori cronici senza danno dei tessuti si sono fermati moltissimi mesi. Il risultato: debolezza delle strutture, paura del movimento (kinesiofobia), paura di non tornare più a muoversi come prima e, presenza di dolore. Ascolto del corpo ed educazione sono fondamentali.
Alcuni dolori possono essere semplicemente adattamenti temporanei derivati da sovraccarico che si risolvono da soli in poco tempo. Se un fastidio rimane stabile, entro un livello di 3/10, non peggiora con l’attività/migliora cambiando posizione o esercizio di solito non è niente di preoccupante. Tuttavia necessita sicuramente di essere indagato affinché non peggiori nel tempo.
Conclusioni e spunti pratici
- Non spaventarsi a priori o leggere su internet…
- Valutare il fastidio durante un’attività e il giorno dopo. Se è rimasto uguale o migliorato è un buon segno.
- Progredire sempre con gradualità. Evitare aumenti di carico/volume/intensità repentini. Questa è sicuramente tra le cause principali di infortunio.
- Curare sonno, recupero, alimentazione e stress per favorire i processi di adattamento e rigenerazione.
Avere dolore non significa essere danneggiati o dover rinunciare alle attività che ci piacciono. Il dolore è un campanello che va semplicemente conosciuto.
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